Sulla responsabilità
tratto da un topic aperto tempo fa da giusperito
Vi sono delinquenti terribili, che hanno ucciso finanche dieci persone e non se ne pentono affatto. Ma ecco che cosa ho notato: anche l'assassino più incallito ed immune dai rimorsi sa tuttavia di essere un delinquente, cioè reputa in coscienza d'aver agito male, pur non conoscendo resipiscenza alcuna. Questi, invece, non vogliono nemmeno considerarsi delinquenti, e pensano invece, nel loro intimo, di aver avuto ragione, di averne avuto il diritto... e persino che hanno agito bene, o poco ci manca
(Dostoevskij)
Esiste una responsabilità nei nostri gesti? Una responsabilità così indiretta che dipende solo dalla nostra gratuita superficialità o dalla nostra cattiveria?
Ogni uomo porta su di sé la responsabilità dell'azione:
L'amore è qualcosa di più del desiderio del rapporto sessuale; è il mezzo principale per sfuggire alla solitudine che affligge la maggior parte degli uomini e delle donne durante gran parte della loro vita. C'è una paura redicata, nella maggior parte della gente, della freddezza del mondo e della possibile crudeltà del gruppo; esiste un desiderio di affetto che viene spesso nascosto da maniere dure, rozze e prepotenti negli uomini e da continui rimproveri e lamentele da parte delle donne.
(Russell)
Eppure credo che il senso di impotenza e di insoddisfazione spinga a dimenticarsi di come ognuno di noi è legato all'altro dal dono della sensibilità, dalla capacità di sentire l'altro e se stessi attraverso l'altro. Nulla rende l'uomo più nobile della sensibilità.
In fondo, però, ogni coscienza ingrassa sull'istinto narcisista della necessaria autocontemplazione nella speranza che la propria mediocrità sparisca di fronte all'eccezionalità della propria cattiveria, della propria capacità di sopraffare i deboli con il gusto della rivincita e della vendetta.
Eppure ognuno incensa se stesso per quanto ama l'umanità:
Nell'amore astratto per l'umanità quasi sempre si finisce per amare solo se stessi.
(Dostoevskij)
Considero il mondo per quello che è, un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte.
Val meglio di meritare il suffragio di un sol uomo di gusto, che di suscitare, con mezzi indegni dell'arte, gli applausi di una sala piena di spettatori volgari.
Talvolta le parole ne nascondo altre.
Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido che crede di essere saggio.
Le parole son diventate così false che odio dover dimostrare le mie ragioni con esse.
E' tutta colpa della luna, quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti.
(Shakespeare)
[Modificato da kengee 15/04/2011 15:58]
